domenica 6 luglio 2008

Lo scrutinio finale

SCRUTINIO FINALE
L’estate bussava alle porte e il sole picchiava sulle cocce nostre e degli alunni: era tempo di scrutini!
Le solite circolari circolarono per il "Benpensante" e noi apponemmo centinaia di firme, sigle e autografi su un numero innumerevole di scartoffie.
Il preside preferì lasciare la 5C come ultima da scrutinare, dato il rapporto amichevolmente ostico che si era creato tra docenti e discenti.
Olindo, sicuro di un risultato brillante per la stretta parentela col Provveditore, richiedeva a gran voce "crediti formativi" inesistenti, a danno di Rocchilli, giovane studioso e tanto volenteroso da suscitare il ribrezzo del "Consiglio d'Istituto".
Tenentaneo, un deficiente di rimordine, reclamava l'ammissione a pieni voti per l'appartenenza ad un partito politico discretamente suffragato, mentre la Pettirossi cinguettava sul "sessanta" perché amica del figlio dell'applicato di segreteria.
Noi, impreparati al nuovo Esame di Stato voluto da "vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole", con corsi spontanei di aggiornamento, non incentivati da chicchessia, ci contorcevamo, invece, sui banchi di scuola nel tentativo di capire il meccanismo cervellotico che ci sembrava premiare i mediocri e penalizzare i migliori.
Alla fine, giunti alla vigilia degli esami, ci affidammo ad un contabile della Banca addetta ai nostri stipendi e al salumiere che infarcisce di prosciutto di lombrico i panini destinati ai nostri allievi, nel tentativo di risolvere i vari "busillis" che ci affliggevano.
La matita del pizzicagnolo ebbe la meglio sul computer del “contadenaro”.
In men che non si dica, il bottegaio ci fornì il saldo tra crediti e debiti curricolari e strappò al preside l’appalto, per l’anno successivo, della fornitura di panzerotti di soia, a salvaguardia del nostro colesterolo, fritti con olio importato dalla Groenlandia, ricavato dalla marcitura di merluzzi scongelati, conservati sette anni prima.
Con calcolatrice alla mano, poi, spulciando l'elenco dei ragazzi e, affidandoci, non lo nascondo, anche a sistemi da Superenalotto, scrutinammo i nostri alunni.
Il caos regnò il giorno dopo l'affissione delle ammissioni, ma noi, barricati nei bagni dell'Istituto, resistemmo alle pressioni delle componenti studenti e genitori, minacciando lo sciopero della sete e non della fame.
Dopo vari giorni d'astinenza, i rappresentanti sindacali della B.E.R.N.A.R.D.A. e della M.I.N.C.H.I.A. raggiunsero un accordo con le parti avverse, per cui, con la promessa mai mantenuta, di un innalzamento generale di due voti per ciascun discente, uscimmo "a riveder le stelle".
Minchiuzzi, Estroverso e Bonelli furono i commissari interni della 5 C; la commissione esterna fu invece affidata ad un vecchio docente universitario in pensione da vent’anni (aveva circa novantant’anni) e a tre insegnanti di scuola media in perenne permesso sindacale che, grazie ad un a vecchia legge, nonostante non avessero mai insegnato in vita loro, usufruivano di un trattamento economico che a noi docenti dell’era riformista è stato promesso al compimento del duecentesimo anno di servizio attivo.
Il più incazzato era il prof di Diritto; il più rincoglionito il vecchio docente universitario, alle soglie dell’imbalsamazione.
La presentazione della classe, compilata dal sottoscritto, docente di Italiano e Geografia, laureato con tanto di novantatrè su centodieci in tempi non sospetti, fu oggetto di sfottò da parte degli “estranei”(sostenevano fosse il parto di una mente malata, non cosciente della “sonorità”(?) della scuola e dei suoi insegnamenti) e fu dichiarata inutile e falsa, lesiva della dignità della classe docente e dell’Istituzione: via!… reazionaria!

tratto da Homosex-Sivive di solo pane di natalino lattanzi

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