martedì 20 gennaio 2009

Ira e Ouzo

Ira E’ Una Coccinella



Voglio parlare di te,
voglio raccontarti a me stesso,
non per ricordarti,
ma per tornare senza dolore ai momenti comuni,
vissuti in un vecchio campo di calcio,
sulla riva del mare, in un campeggio lontano.

Eri una cuccioletta nera, grassottella e mangiona
quando scodinzolando, senza uggiolare
sei entrata nella mia vita,
spavalda e fiera della tua nuova casa.
Come una donnina hai scelto i tuoi spazi,
gli angoli preferiti, le stanze inondate dal sole.

Sulle ginocchia delle mie figlie
hai sentito parlare latino e francese,
inglese e greco e ti sei appisolata,
come dicevano le tue zampette,
nel sonno, in cerca di terra e di erbetta,
sognando le corse nei prati.

Per il possesso di un sasso,
di un rametto piovuto dal cielo,
di una conchiglia sbreccata,
hai giocato e lottato con Shira,
la tua amica preferita,
nella polvere dei campi
e nella sabbia delle rive marine.

La tua vita è stata breve ma intensa,
come per gli umani, con gioie e dolori;
hai raccolto le lacrime e i pensieri
di una mamma e, mamma tu pure,
hai pianto con lei le sue sventure.

Poi il tuo sguardo si è intristito;
non hai corso più come una volta,
non hai lottato più per la gioia della vittoria,
ma hai lanciato un lungo ululato,
non so se di sdegno, dolore o pietà,
e ti sei spenta dormendo,
cullata dal mio pianto e dalle mie carezze.

Una coccinella si è posata sulla mia spalla:
eri tu, venuta a salutarmi.
Non c’è stato un latrato gioioso,
ma un frullio d’ali, impercettibile, silenzioso,
discreto come la tua vita.






Al mio amico Ouzo



Non so se sei stato felice con me; io lo ero con te.
Ero felice senza saperlo, come accade sempre, senza che mi rendessi veramente conto di quanto fossi importante per me.
Sei stato il mio compagno, il mio amico, il mio amico più caro, se non il mio bambino, il mio monello.
Eravamo uguali e lo sapevamo: irriflessivi, istintivi, a testa bassa, orgogliosi della propria forza, tu generoso, io forse, non tanto.
Abbiamo amato senza riserve le persone che ci hanno voluto bene; abbiamo ignorato con superiorità quelli che non ci ricambiavano.
Ora non ci sei più ed io mi sento solo.
Ti cerco, ti chiamo ma tu non puoi rispondermi, perché se potessi correresti subito da me.
Mi mancano il tuo vocione, i tuoi occhi espressivi, lampeggianti e dolci, la tua testa grande e imponente, il tuo carattere vivace e forte, la tua dedizione, il tuo amore.
Ouzo mio, amico mio, mi manchi.
Al mattino mi sveglio e non so che fare.
Prima ero con te.
Mi svegliavi col tuo musetto umido, mi invitavi ad alzarmi ed io ti dicevo di andare di là, a riposare un altro po’ e tu, ubbidiente, eseguivi.
E’ trascorsa una settimana da quando abbiamo fatto l’ultima passeggiata insieme.
Ora passeggio per casa, senza che tu mi venga dietro.
L’altra sera, dopo aver spento la televisione ti ho sentito sbuffare, come facevi quando capivi che era ora di andare a letto, era ora di separarci sino al mattino successivo: ti ho chiamato, ti ho cercato, ma non c’eri.
Io vorrei incontrarti ancora; non so in quale forma, ma vorrei riconoscerti per carezzarti ancora, per baciare la tua testa grande, come ho fatto l’ultima volta, quando ho deciso il tuo destino.
Perdonami, amico mio!
Ancora oggi non so se ho deciso per il tuo bene, per il mio.
So, però, che, se potessi, tornerei indietro, per egoismo forse, ma certamente per amore.

Brindo

Brindo



Io brindo, ebbro,
tre volte all’amore.
Io brindo alla vita
che passa veloce,
brindo ai peccati,
che la fanno più vera.

Brindo anche a te,
Lucifero cornuto,
che, mai pago di vendette
e di feroci crudeltà,
ti crogioli nel fuoco
ridendo del Signore.

Il Patto

Il patto



Uniti per sempre,
nel bene, nel male.

Legati da un patto immortale
ad un solo destino
salirono, insieme,
le scale del tempo infinito,
sfidando le stelle,
la noia più triste,
i giorni più lunghi.

La luce scomparve,
lasciando la notte nei cuori.

E venne l’inverno dei sogni,
dei baci, del bene.

Ora imperversa,
crudele, implacabile,
il Male soltanto.

La Nenia

La nenia



Malinconica,
dolce, appassionata,
la nenia mi torna nel cuore.

Note di un giorno lontano,
caduto fin ora in oblio.

La pioggia,
battendo sui vetri,
risveglia i ricordi d’un tempo,
sopisce gli affanni presenti,
concede speranza e ristoro.

Tu Sai

Tu sai



Io dissi
due sole parole:
Tu sai.
Ma quante preghiere,
speranze celate,
volevano dire
quei poveri verbi avventati.
Tu sai;
ma non sai quanto grande è la pena,
quanto grande è il dolore,
l’ansia, l’amore,
la voglia d’averti
vicina per sempre.
Tu sai, io dissi,
e scomparvi impacciato
schiacciato
da poche ma vere parole.
Ora, nel buio,
nei raggi del sole,
io prego per noi.