domenica 22 giugno 2008

L'analisi dei documenti


La commissione si riunì per l’analisi dei documenti.
Al di là delle finestre il sole spaccava le pietre.
Il presidente si assise sullo scranno dorato e con voce suadente ci invitò a produrre la documentazione relativa agli esami di maturità.
Ostentammo sicurezza e gli porgemmo la cartellina con l’uopo.
Il presidente, tale Cioccolatini, per l’anagrafe Domenico e per gli amici Minguccio, Menico, Uccio, Uccino e Cino, guardò l’incartamento, lo soppesò e con fare competente esclamò: “Ma qui non c’è un cazzo!”
Purtroppo io assolvevo alla funzione di coordinatore della classe e, quindi, a responsabile burocratico.
Seccato dall’affermazione impudente, mi avvicinai alla cattedra e con sufficienza mi impossessai della cartellina, l’aprii e… sbiancai.
Porca Eva, era pressoché vuota!
Il presidente si rallegrò del mio imbarazzo e mi chiese di produrre il documento di classe.
“Ce l’ho a casa”.
“Perché?”
“Ho scordato la borsa”.
“E le prove simulate?”.
Le prove, purtroppo, erano solo indizi: non sapevo che fine avessero fatto!
L’ultimo a correggere dei miei colleghi doveva averne provato un tale senso di smarrimento da preferire usarle come carta igienica.
Non mi persi d’animo: “Anche quelle a casa…”
“Uuhmm!…Ragazzi, nelle altre commissioni è filato tutto liscio…qui è un casino! Se mi viene un’ispezione… sapete, io debbo pararmi il culo…”
“Non c’è problema- dissi con spavalderia- in due minuti vado e torno…abito all’angolo”.
“Me li puoi dare anche lunedì, ma qui manca tutto! Se mi viene un’ispezione io debbo pararmi il c…”
“Ma ci penso io al suo culo- lo interruppi - vado e torno”.
“Ma, ti ripeto, li puoi portare anche dopodomani, ma ora non ci sono….”.
Persi la pazienza. Lo piantai in asso e mi avviai verso l’uscita.
Il sole aveva già spaccato tutte le pietre e si accingeva ad arrostirmi nella mia Astra blu notte.
Sacramentando raggiunsi la mia magione, ignorai il mio cane che mi supplicava di accompagnarlo per l’evacuazione dei suoi organi espulsivi, raggiunsi lo studio, afferrai la borsa nera griffata Prada dai marocchini, richiusi la porta d’ingresso, arrembai l’ascensore, rimisi in moto la mia peripatetica e raggiunsi in un baleno l’Istituto.
Con i gioielli fumanti per le carezze dell’astro che illumina la terra, raggiunsi il deus ex machina e gli propinai per buone le "cartaccie", come scriverebbero i miei alunni, a cui tanto teneva
Simulai di dargli le due prove simulate: abboccò.
Non appena poté riempire la cartellina gialla deputata a contenere il malloppo, il volto gli si illuminò, si lasciò andare sul trono, si rilassò e ci “rallegrò” con una vecchia barzelletta, quella del preservativo che rivolgendosi al collega gli dice sconsolato: “ Oggi non so che cazzo mettermi”.

Ci guardammo negli occhi, ne strizzammo sei o sette e, per renderlo ancor più felice, ridemmo; un po’ a singhiozzo, ma ridemmo.



tratto da Opzioni postHomosex-Si vive di solo pane di natalino lattanzi

Nessun commento: